L’Arena Virgiliana di Mantova era naturalmente il fulcro dell’attività drammatica mantovana, nel senso che era il teatro popolare che maggiormente indulgeva allo spirito del tempo: il dramma a forti tinte, con morti a bizzeffe e con i sentimenti tirati al massimo; quei drammoni che il pubblico della fine ottocento voleva a tutti i costi e che i molti pianti e singhiozzi portavano alla fine, con un respiro di sollievo.
Senza pianti e senza singhiozzi allo spettatore ottocentesco non sembrava neppure di essersi divertito ed il biglietto d’ingresso sembrava addirittura rubato. L’Anfiteatro Virgiliano (o Arena come era più comunemente chiamato) era stato costruito nel 1820-21 nella piazza omonima e si era subito specializzato in un genere che incontrava molto favore tra il pubblico del tempo.
La sua ubicazione era piuttosto originale: piazza Virgiliana, specie allora, era assolutamente eccentrica ed era, o almeno appariva il posto meno adatto per un teatro, in più c’era la vicinanza del lago (che, anche nei secoli passati, specie d’estate, è ricordato da tutti i visitatori per il suo caratteristico odore) e la presenza in loco di forti formazio